Sviluppo Talenti, Employee Experience e Tecnologia - Intervista a Alessandro Megaro

Pubblicato
1 dicembre, 2022
Offrire alle persone possibilità di apprendimento e sviluppo aumenta la loro fidelizzazione nei confronti dell’organizzazione per cui lavorano. Infatti, secondo un Report di Linkedin l 93% dei dipendenti ha affermato che rimarrà più a lungo in un’azienda che gli permette di sviluppare le sue potenzialità e acquisire nuove skill, investendo sulla sua carriera. Oltre, però, al fattore “talent retention”, ci sono altri vantaggi derivanti da un’offerta di formazione per i dipendenti: la formazione li rende più produttivi e, quindi, investire sull’apprendimento delle persone garantirà anche maggiori profitti. Non basta, però, offrire loro i soliti corsi di formazione, è necessario ascoltare le loro necessità individuali e creare percorsi di sviluppo personalizzati in base alle loro esigenze.

Per approfondire questo argomento, oggi abbiamo il piacere di intervistare Alessandro Megaro, Senior Plant HR Manager di Trelleborg Wheel Systems.
Precedentemente ha lavorato 8 anni in Allianz Trade dal 2014, dove ha ricoperto il ruolo di HR Manager con un focus su relazioni industriali, formazione, amministrazione ed employee branding per la sede Italiana e per le sedi MMEA, raggiungendo importanti traguardi di innovazione nel settore.
Laureato in Scienze Politiche a Roma, dopo un breve periodo come Assistente di Cattedra di Diritto Costituzionale alla Sapienza, inizia la sua carriera Leonardo nell’ufficio Relazioni Sindacali, Normativa e Contenzioso.
Dal 2018 collabora con la 24Ore Business School in qualità di docente in occasione delle edizioni del Master in Human Resources.

Oggi l’importanza delle piattaforme all’interno delle organizzazioni è cruciale: la formazione per anni è stata condotta in maniera classica, direi secondo una impostazione ormai vintage, quasi esclusivamente secondo un approccio in presenza.
Come in ogni campo, la digitalizzazione e lo sviluppo della tecnologia contribuiscono a fornire ulteriori elementi di valore per poter migliorare il lavoro, i processi e la qualità dei servizi offerti, tanto in favore dei clienti che dei dipendenti.
In uno scenario come quello attuale, in aziende moderne, le piattaforme per l’apprendimento hanno un ruolo centrale, che si appresta a crescere giorno dopo giorno, permettendo, da un lato, alle risorse umane di elaborare e condividere contenuti sempre nuovi, in linea con le esigenze della popolazione aziendale e legate alla strategia e, dall’altro, alle persone di comprendere quando e come ritagliarsi uno spazio per apprendere.
In effetti sono le persone ad essere protagoniste del proprio sviluppo, no?

A mio avviso, oggi ci siamo scontrando con un rilevante dato di fatto: la popolazione aziendale manifesta un grado di consapevolezza probabilmente superiore rispetto al passato, secondo una dinamica identica rispetto a quella vissuta dalle persone anche al di fuori delle organizzazioni, nella società.
Questo accrescimento di consapevolezza rende il dipendente, o meglio il collaboratore, un soggetto che pretende una Employee Experience diversa. Lavorare nelle Risorse Umane è una occasione, una possibilità che si ha per cercare di contribuire a rendere le organizzazioni delle “buone” organizzazioni, se ovviamente la cultura aziendale ce lo permette.
È sempre necessario capire dove si lavora, qual è la filosofia aziendale per evitare di causare uno scollamento tra le iniziative HR ed il resto dell’azienda.
Oggi, ad ogni modo, il nostro compito dovrebbe essere quello di agire in maniera credibile e coerente per costruire equità.
Il mondo cambia, la forza lavoro allo stesso modo si evolve, così come si evolve, come dicevo, la persona al di fuori delle organizzazioni e provare a lavorare sulla fiducia all’interno dell’azienda vuol dire favorire confronto, innovazione e diversità. Quindi libertà.
Ed in effetti, se c’è equità nei principi, nostro primario obiettivo, allora saremo in grado di garantire quell’ampio concetto di libertà in cui le persone possono essere libere di interpretare il proprio ruolo, fornendo valore aggiunto all’organizzazione.
Non è semplice muoversi in questa direzione - certo - ma se non ci proviamo, chi potrà dire di avere bisogno di HR tra qualche anno?


Credo fortemente che il lavoro all’interno della direzione HR sia cambiato, già solamente negli ultimi 3 anni, in maniera radicale: se prima la direzione HR, ad esempio un HRBP doveva saper scrivere bene un contratto, attivare uno stage, saper fare un colloquio di selezione, oggi queste attività sono il minimo sindacale.
Le competenze hard, quelle ad esempio di carattere normativo e legale, sono fondamentali per poter governare i fenomeni all’interno dell’organizzazione, così come quelle più soft sono un qualcosa che bisogna necessariamente conoscere. Parliamo, però, delle basi.
Ciò che bisogna capire è che un HR oggi deve sapere come preservare il know-how all’interno dell’organizzazione, come condividerlo, ad esempio, a fronte dell’invecchiamento della popolazione, magari lavorando sul trasferimento di conoscenze, incamerando la competenza tecnica tramite degli e-learning ad hoc che siano disponibili per tutti; allo stesso modo deve saper sfruttare, più di tutto, la tecnologia per semplificare i processi e per migliorare l’esperienza che il dipendente ha all’interno dell’organizzazione.
In pratica, il ruolo di HR è quello di un intelligente facilitatore che permette alla popolazione aziendale di muoversi in maniera agevole ed agile nell’organizzazione valorizzando il proprio essere persona lavoratore. .

Questa esperienza è nata in pandemia durante l’esplosione del fenomeno ClubHouse, dove ho incontrato una quantità incredibile di professionisti del mondo delle risorse umane e con i quali abbiamo creato un sodalizio, confrontandoci quasi quotidianamente sulle principali best practices delle nostre aziende, cercando allo stesso tempo di raccontare il mondo delle risorse umane tanto ai professionisti del settore quanto a colori uguali un giorno ci avrebbero voluto lavorare: è stata, in sostanza, una bellissima esperienza di carattere divulgativo, attorno alla quale ci siamo stretti per il mero piacere di condividere. Insomma, eravamo e siamo una serie di professionisti il cui unico obiettivo era ed è quello di mettere a disposizione degli altri la propria conoscenza, facilitando il rapporto con il mondo delle risorse umane ed in generale con il mondo delle moderne organizzazioni.

Alessandro, come sai, Beaconforce è uno strumento di ascolto profondo, basato su solide basi scientifiche, che aiuta le aziende a tradurre la voce delle persone in insight e analisi predittive, creando ambienti di lavoro più coinvolgenti, sostenibili e performanti. Le aziende che ci scelgono sono innovative e all’avanguardia, hanno a cuore il benessere delle loro persone. La nostra piattaforma agevola il processo di feedback da parte dei dipendenti; in questo modo HR e manager hanno la possibilità di capire chi necessita di supporto immediato, riducendo il tasso di turnover e aumentando la motivazione e le performance.

Sistemi performanti ed applicativi intelligenti, che sono in grado di spingere la direzione HR a compiere valutazioni consapevoli, fornendo supporto, ove necessario, ai propri dipendenti, sono un grandissimo valore aggiunto per il nostro lavoro.
Ora, pensare, come detto, che il nostro lavoro debba rimanere lo stesso rispetto a ciò che è stato fino a qualche anno fa non solo è ingenuo ma è anche pericoloso: la tecnologia oggi, infatti, ci mette a disposizione degli strumenti che possono rendere il nostro lavoro non solo più intelligente ma, allo stesso tempo, più divertente ed utile.
Ignorare ciò che la tecnologia ci offre come opportunità è quanto di più sbagliato un professionista possa oggi fare all’interno del mercato del lavoro.
Grazie mille per questa intervista, Alessandro.
Per chi volesse approfondire questi temi, vi consigliamo di ascoltare il podcast dedicato al mondo HR!
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