Quiet Quitting: come evitarlo all’interno della tua azienda

Pubblicato
16 Novembre, 2022
A cartoon image of a man sitting at a desk, relaxing, his feet up on the desk.
Proprio mentre i recruiter stavano facendo i conti con il fenomeno delle “Great Resignation” e i suoi effetti sulla retention dei talenti, è arrivato il "Quiet Quitting", una tendenza che ha effetti considerevoli sul coinvolgimento e sulla produttività dei dipendenti.
Esistono diverse chiavi di lettura del Quiet Quitting: c’è la possibilità che si tratti di una scelta di limitare le attività svolte da parte dei dipendenti o di una conseguenza derivante dal fenomeno della “Great Resignation”, con la differenza che i Quiet Quitters scelgono di rimanere fisicamente all'interno dell'azienda.
Ai fini di questo articolo, ci concentreremo non tanto sul fatto che i dipendenti, giustamente, stiano riprendendo in mano la loro vita e mettano il loro benessere al primo posto ma, piuttosto, cercheremo di capire quali sono i casi in cui le persone abbiamo deciso di “allontanarsi” mentalmente, contribuendo al business aziendale con il minimo impegno richiesto.
Questo perché crediamo fermamente che il benessere e la produttività dei dipendenti non solo possano coesistere, ma che vadano di pari passo.

Come per la Great Resignation, l'ascesa del Quiet Quitting è l'ennesima conseguenza del burnout provocato dalla pandemia. Un articolo della CBS News, che ha attirato l'attenzione dei media, lo descrive come un prodotto derivante della pandemia, in quanto i dipendenti avrebbero iniziato a riflettere maggiormente riguardo il proprio valore e a dare priorità alla vita privata al di fuori del lavoro come conseguenza di quanto vissuto negli ultimi anni.

Può anche essere visto come un risultato ottenuto a seguito dell’ondata di “Great Resignation”, poiché i dipendenti che non hanno lasciato la propria azienda non sono più disposti a sostenere l’onere derivante dalle dimissioni dei colleghi. Inoltre, a causa della lotta per attrarre e trattenere i talenti in azienda, i manager stanno perdendo la loro influenza e i dipendenti non sentono più il bisogno di "dimostrare il proprio talento" e sono invece, ora più che mai, i datori di lavoro a dover dimostrare il valore della loro azienda e renderla desiderabile agli occhi dei talenti. Infine, l'incertezza economica fa sì che alcuni dipendenti che avrebbero voluto licenziarsi scelgano di non lasciare il posto di lavoro, solamente per motivi di sicurezza finanziaria.

Abbiamo già esaminato i diversi tipi di cultura del lavoro, tra cui la “Hustle culture”, che compromette l'equilibrio tra lavoro e vita privata, mentre il Quiet Quitting è essenzialmente l'esatto contrario. Ma, se un sano equilibrio tra lavoro e vita privata va incoraggiato, anzi celebrato, il Quiet Quitting è una minaccia da temere poiché, nei casi in cui si vada oltre la semplice definizione di chiari confini tra lavoro e vita privata da parte delle persone, esse potrebbero non essere più motivate e coinvolte nel proprio lavoro e nel raggiungimento degli obiettivi aziendali: una situazione assolutamente spiacevole.

Secondo un articolo dell'HBR, le aziende con una forza lavoro disposta a fare quel piccolo sforzo in più (ovviamente nei limiti del ragionevole) hanno un maggiore vantaggio competitivo.
Prendiamo come esempio il settore dei servizi, dove il personale è il prodotto stesso: l'ultima cosa che tu come azienda possa desiderare è che i tuoi concorrenti si impegnino costantemente per la soddisfazione del cliente, mentre la forza lavoro della tua azienda, al contrario, è poco coinvolta e fa il minimo indispensabile per portare a termine il lavoro.

Poiché il Quiet Quitting si riferisce alla tendenza a fare il minimo indispensabile per adempiere al proprio ruolo, senza licenziarsi o fare azioni in modo particolarmente plateale, per riconoscere un Quiet Quitter è indispensabile uno sguardo più attento.

Secondo Forbes, un Quiet Quitter è una persona caratterizzata da un costante disimpegno sul lavoro. Quindi, tenendo presente questo aspetto, se dovessi osservare alcuni dei seguenti comportamenti nei membri del tuo team, potrebbe essere il momento di parlarne e affrontare il problema del Quiet Quitting:

    1. Mancanza di entusiasmo e di iniziativa: tendenza ad aspettare e ad aspettare le direttive.
    2. Fare il minimo indispensabile: l'opposto di dare il massimo e anche di più.
    3. Partecipare alle riunioni senza contribuire con le proprie idee : pensa a quel collega che durante le videochiamate ha la telecamera e l'audio spenti per tutto il tempo.
    4. Isolamento e comunicazione limitata: passare inosservati, senza interazioni significative per giorni.
    5. Zero interesse per il team building: i dipendenti che lo considerano una perdita di tempo non investono nel loro team o nell'azienda.
    6. Affidamento dei propri compiti ad altri membri del team: nessun interesse a gestire i progetti o ad assicurarsi che vengano portati a termine seguendo standard elevati.

Ma a parte questi segnali più evidenti, l'abbandono silenzioso può essere ricondotto a una sorta di sensazione. Se sospetti che sia presente all’interno del tuo team, è probabile che lo sia veramente.

Fortunatamente, tutto quello elencato precedentemente può essere ampiamente evitato promuovendo una cultura aziendale che metta le persone al centro.
Se le persone si sentono ascoltate, valorizzate e sostenute, tendono a sentirsi più legate all’azienda e motivate a fare sempre meglio. Abbiamo individuato come eliminare questi fattori critici per evitare che il fenomeno del Quiet Quitting sia presente all’interno del tuo posto di lavoro.
Mantieni una comunicazione costante e attiva con le persone
Particolarmente importante in caso di lavoro da remoto o di lavoro ibrido, una continua connessione genuina e costante con tutti i dipendenti è fondamentale per garantire che questi ultimi non scivolino nel baratro del Quiet Quitting: ogni dipendente deve sentirsi connesso al proprio team e all'azienda, altrimenti rischia di sentirsi poco coinvolto.

Molte di queste interazioni possono essere di tipo interpersonale, attraverso incontri o meeting periodici e team building e per assicurarti che non vengano meno, ci sono degli strumenti che possono aiutare.

Il piano Analisi di Clima di Beaconforce, è il primo passo positivo per facilitare una connessione continua. Offrendo ai dipendenti un canale per esprimere le proprie preoccupazioni e dando ai manager gli strumenti giusti per interpretare le interazioni e agire, i dipendenti si sentono ascoltati e sostenuti.
Conserva uno slancio di motivazione
Quando il legame con le tue persone non è sufficiente per prevenire il Quiet Quitting, diventa fondamentale capire cosa li motiva veramente.
I motivatori estrinseci, come benefit, bonus e agevolazioni vanno benissimo, ma non vanno trascurati i fattori che contribuiscono alla motivazione intrinseca dei dipendenti, che influisce sul loro impegno e sul coinvolgimento, come il giusto riconoscimento, obiettivi chiari e feedback su base continuativa. Sono finiti i tempi in cui si poteva risolvere il problema con il denaro, aspettando che la motivazione aumentasse di conseguenza. .

Il piano Engagement di Beaconforce, ti aiuta a fare un importante passo in avanti, permettendoti di comprendere quali sono i motivatori intrinseci che alimentano il coinvolgimento all’interno della tua organizzazione. Scopri in tempo reale quali sono i fattori che influenzano la motivazione intrinseca delle tue persone, utilizzando uno strumento basato sulla scienza.
Sostieni i tuoi leader per farli diventare manager di successo.
Un team si può definire valido solo quando lo è anche il suo manager.
Gli studi, infatti, dimostrano che le persone abbandonano i manager e non le aziende, lo stesso deve valere per il Quiet Quitting . Per questo motivo, è fondamentale che i leader siano in grado di sostenere i propri collaboratori, soprattutto quando si trovano a navigare nel nuovo mondo del lavoro.
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